DOBBIAMO ADATTARCI A CIÒ DI CUI
I PORTIERI HANNO BISOGNO
Abbiamo avuto il privilegio di parlare con Mario Capece, allenatore dei portieri italiano di lunga carriera internazionale che attualmente fa parte dello staff tecnico di Mister Mangia nella nazionale di Malta. Ci ha raccontanto come si trova nella sua prima esperienza nell’isola del Meditarreneo, gli aspetti che cura di più per riaggiungere un ottimo livello con i portieri e come continuare con il cambiamento all’interno di questa Nazionale.
Grazie mille Mister!
Che realtà ha trovato nel calcio maltese? Ovviamente sempre nell’ambito dei portieri
Ormai sono 7 che alleno all’estero. Posso quindi dire di avere ormai appreso l’abitudine di sapermi adattare e di osservare prima di giudicare, anche per capire in che modo intervenire portando le proprie idee e cercando di dare una mano.
All’inizio sicuramente l’entusiasmo c’era, però forse c’era meno consapevolezza di quello che si poteva fare. Sono partito da quello, con l’obiettivo di togliere quella sfiducia che c’era adosso perché quando vai in un posto nuovo tante volte si dice “qui è così”. Questa è una cosa che a me non è mai piaciuta. Perché così è più difficile cambiare e uno deve provare di tutto per cambiare le cose in maniera positiva. Però dopo un anno e mezzo di lavoro devo dire di essere contento. L’obiettivo era dargli stimoli nuovi e una forza in più per fargli credere che si poteva fare tutto. Si sono sempre allenati con passione e dedizione e hanno tanta voglia di migliorarsi e imparare. Comunque gli prendo tutti gli allenamenti, ci condiviamo i video, analizziamo quello che non va…. Per fortuna dall’inizo ho avuto tante risposte di diposnibilità. Sono molto contento.
Si vede un grande cambiamento nei portieri soprattutto durante la fase offensiva Mister…
Si, quello è un lavoro di tutto lo staff. L’idea è rendere il portiere partecipe dell’azione, parte integrante della squadra. Io parto sullo specifico e poi il globale lo fanno con la squadra. Adesso lo fanno in maniera naturale. Il lavoro si sta vedendo. C’è un lavoro di coordinazione dietro, di rapidità, di esecuzione, di continua tecnica ogni giorno e tanti spostamenti. Quello è il segreto, se sei sempre nel punto giusto e nel momento giusto ti vengono sempre giocate che non immagini, perché è importante come arrivi sulla palla. Se tu arrivi bene sulla palla puoi avere tante soluzione.
Hanno convocato anche portieri della Serie B Maltesa come Matthew Grech…
Si, abbiamo fatto questa scelta per far capire che noi andiamo a vedere ovunque. A nessuno è chuisa la porta della Nazionale. Poi non è che giocano tantissimi portieri maltesi in Serie A quindi abbiamo pescato in B, stiamo vedendo altri portieri. In riguardo a Grech, mi ha colpito subito la grande passione. All’inizio era un po’frenato dall’emozione, come succede alla prima convocazione, ma la sua dedizione mi ha colpito subito, ovviamente ha una buona tecnica. Sono molto soddisfato anche di lui, subito si è calato in questa esperienza. Per fortuna il gruppo che ho sono tutti ragazzi bravi. Hanno capito che insieme si possono fare cose importanti e questo è uno stimolo in più per continuare a lavorare in questo modo.
“LA CURA DEL DETTAGLIO TECNICO NEL CALCIO DI ADESSO FA LA DIFFERENZA”
Questa Nazionale arrivava da tante sconfitte e adesso è tutta un’altra storia. Cosa può menzionare in riguardo al cambio di mentalità che avete fatto nei giocatori maltesi?
Parto dal prosupposto che siamo stati tutti sempre allenatori di club, è la nostra prima esperienza in una Nazionale quindi la cultura della vittoria, la ricerca della vittoria quando alleni un club deve eserci sempre.
Abbiamo fatto un gran lavoro, anche mentalmente. L’appoggio di tutto lo staff è stato decisivo con i portieri perché quando perdi tante gare il peso è maggiore per loro.
Siamo partiti da quello, perché non cambiare la storia? Perché non giocarsela? Perché 90 minuti passano sempre, puoi aspettare la tua fine o puoi creare qualcosa di importante. Ti dico, quando abbiamo perso con la Russia c’era una grande delusione nei ragazzi, e abbiamo perso con una Nazionale importante. Magari prima erano soddisfatti di perdere solo 2 a 1. Invece adesso non si vuole mai perdere, e vuoi giocartela con chiunque. Poi può capitare di prendere una sconfitta soprattutto quando giochi contro grandi campioni, ma adesso non c’è più timore. I ragazzi vogliono giocare, vogliono andare in campo e giocare, non essiste più quella paura dell’avversario.
Magari può essere uno stimolo per il calcio maltese in generale, stiamo convocando ragazzi che la gente non si aspetta. Sempre ragazzi che seguono questa idea di voler vincere sempre, di voler cambiare davvero.
Che differenza ha trovato tra allenare un club e una Nazionale?
È totalmente diverso. Io sono uno che vive il campo, vivo il rapporto con la squadra. C’è ovviamente differenza, soprattutto dopo 24 anni passati ad allenare un club. Comunque una volta o due alla settimana riesco a vedere i portieri. Ma devo dirti che è affascinante, una emozione diversa, rappresenti una Nazione, il momento di sentire l’inno… c’è la responsabilità di rappresentare un paese. Questo è fantastico. In riguardo al lavoro sto facendo delle cose diverse: più ricerca, studi diversi anche in relazione alle altre squadre.. Allenare la Nazionale non è da tutti, è sempre un onore rappresentare una piccola parte di una Nazione.
Con poco tempo di lavoro durante la settimana, quali sono gli aspetti che cura di più? La tecnica, la tattica, il fisico, fa più uso del situazionale?
Lavoriamo tantissimo tecnicamente e tatticamente. Il fisico viene curato nel gruppale. Con questo progetto i ragazzi vengono seguiti dai nostri preparatori tutte le settimane. In questi giorni qua gli aspetti più curati sono la tecnica e la tattica, perché il tempo è veramente poco e cerchiamo di limitare gli errori. Comunque io sono un innamorato della tecnica. L’ho fatta anche con grandi portieri che giocavano in Serie A Italiana, nel calcio veloce di adesso secondo me è la cosa più importante perché se non sbagli le cose semplici fai già una grande prestazione. La cura del dettaglio sia tecnico che tattico è fondamentale. Poi insieme alla squadra cerchiamo di lavorare sulla situazione in base all’avvesario che andiamo ad affrontare.
Avendo cominciato con i ragazzini giovani mi porto dietro quella esperienza quindi vedo anche nei grandi dei piccoli errori che devono essere curati.
Guarda altre scuole di allenamento dei portieri?
Si tanto. Il confronto deve essere la cosa principale. Lo dico sempre, anche se vedo un’esercitazione che a primo impatto non capisco. Però cerco sempre di andare nel dettaglio e capire il perché questa esercitazione viene fatta. Ho la fortuna di aver lavorato in tanti posti: Australia, Tunisia, Libia, Romania, Florida, Quebec (Canada), Albania. Quindi il confronto con diverse filosofie di allenamento mi ha fatto crescere tanto.
Poi un’altra cosa che faccio quando arrivo in un posto nuovo è vedere come fanno le cose prima di imporre il mio modo. Chiunque ti insegna qualcosa, uno deve essere aperto ad imparare. Non lavoro sempre nello stesso modo, ogni anno è diverso perché devi saperti adattare a quello di cui il portiere ha bisogno. Noi siamo invisibili alle spalle dell’atleta. Deve essere un bene per i ragazzi e non per me.