DOBBIAMO AIUTARE I PORTIERI E
NON IMPORRE LE NOSTRE IDEE
Claudio Argüeso era un ex portiere professionista del calcio argentino. Ha saputo distinguersi in importanti club come: Chacarita Juniors, Gimnasia y Esgrima de La Plata e Deportivo Español. Terminato il suo periodo come giocatore, ha deciso di dedicarsi ad allenare i “numeri 1” e trasmettere tutta la sua esperienza consapevole del suo nuovo ruolo. Ferrocarril Oeste, Almirante Brown, Lanús, Chacarita Juniors e il settore giovanile del Club Atlético River Plate sono state le squadre dove, allenando, ha portato i suoi insegnamenti ed i suoi allenamenti.
In attesa di una nuova opportunità di essere presente sul campo di gioco per allenare i portieri, ci ha dato l’opportunità di parlare di calcio e ci ha lasciato concetti, aspetti ed esperienze di altissimo livello.
Mister come si trova in questa quarantena? Ha approfittato per fare alcune lezioni online o preferisce essere con la testa libera?
Provo a ricercare cose che a volte penso di sapere e che non conosco davvero nella loro interezza. Ora ci sono questi webinar che aiutano con esercizi per saper parlare in pubblico. In questo senso ha aiutato. Ho visto Saccone, Piñero. Si vede che loro sono abituati perché sanno esporre molto bene. Hanno un’altra marcia. Inoltre guardo sempre molti video, per ottenere adattamenti o varianti di esercizi. Logicamente si impara sempre. Ripeto in tal senso, la quarantena ha aiutato. Ma ti dico che sono più da campo di gioco. Mi gestisco meglio lì. Lavorare con i portieri, fare esercizi. Non sono di quelli che fanno delle spiegazioni teoriche.
Com’era al suo tempo? Sembra che si imparava su quello che si viveva…
Si, esattamente. Ci allenava l’allenatore della squadra quando aveva tempo libero, a volte il preparatore atletico oppure un collaboratore. Nessuno aveva la conoscenza del ruolo del portiere in sé. Quindi non esistevano le correzioni, solo allenamento fisico. Era tutto innato. Nessuno mi ha insegnato come allenare la bisettrice, mettere il corpo dietro la palla, unire i pollici. Quei piccoli segreti non erano insegnati da nessuno. Era tutto genuino, naturale.
E cosa pensa sarebbe cambiato se avessi avuto una formazione specifica come quella attualmente esistente?
Avrebbe cambiato molto la prospettiva della posizione, fisicamente e tecnicamente sarebbe stata migliore. Avere una persona accanto a te tutti i giorni aiuta molto. Ma non lo sai mai davvero. Il calcio è evoluto molto, tutto ha avuto bisogno del suo tempo. Ho giocato in quel momento. Era un calcio molto più lento, non giocavamo molto con i piedi. Le regole furono notevolmente modificate e il portiere ha dovuto evolversi con tutte quelle nuove regole. Ma se comincio a pensare, si, sarebbe cambiato molto, nella parte umana anche. Oggi i ragazzi hanno un supporto psicologico che io non avevo e una persona che li corregge in tutto. Ricordo che facevamo sempre gli stessi esercizi, al giorno d’oggi ci sono un numero impressionante di variazioni. A quel tempo il nostro allenamento era basato su molte ripetizioni, ad esempio 10 palloni per ogni lato. Oggi è pazzesco. Non è stato dosato come oggi. Oggi si lavora su tutti gli aspetti, sicurezza, coordinazione, gioco e tecnica dei piedi e parte fisica si lavorano in modo diverso. Molti cambiamenti … E si iniziano a vedere sin dai portieri più piccoli.
“QUANDO GIOCAVO HO DOVUTO FARMI STRADA FACENDO PERCHÉ NON C’ERANO ESEMPI DA SEGUIRE. nON HO MAI AVUTO UN ALLENATORE DEI PORTIERI…OGGI HAI TUTTO SULLA CARTA”
Come allenatore, cosa preferisce: Prima Squadra o Settore Giovanile?
Sono due cose totalmente diverse. In Prima Squadra il progetto non esiste, i tempi di lavoro dipendono esclusivamente dai risultati. C’è un’altra scarica di adrenalina. Inoltre, il tuo lavoro dipende dai risultati. D’altra parte, con i giovani è un lavoro più a lungo termine. Sebbene il River richieda un livello di allenamento diverso da quello di altri club, il lavoro è a lungo termine. È anche molto bello, perché i ragazzi ti ascoltano, vogliono imparare, provare e assimilano tutto ciò che dici. Devi essere paziente perché gli errori possono essere ripetuti, quindi devi trovare il modo giusto per fargli imparare. Ci sono opportunità di lavoro di cui bisogna approfittare, sia in una prima squadra che in squadre giovanili. Ma ciò che cambia soprattutto è la gestione degli errori con i portieri. In prima squadra bisogna aiutare i portieri concordando le nostre idee, e non imponendole. Parlare e poi lavorare. Mi sono sempre trovato d’accordo con i portieri. Oggi abbiamo l’ opportunità di utilizzare video e analisi. Questo è importante. L’ ho fatto anche con i giovani, e mi piace vedere non solo gli errori, ma anche i pregi.
Quali errori ricorrenti hai notato nei portieri delle giovanili?
La differenza tra i ragazzi della Capitale e quelli che arrivavano dalle altre zone dell’Argentina, era che tecnicamente erano molto indietro. Cercavamo diversi aspetti nei ragazzi: che fossero coordinati, che avessero buoni tiri, il gioco con i piedi, il gioco aereo, che avessero una voce di comando, se giocavano in anticipo. E con i ragazzi che venivano dalle altre provincie, ho notato che mancava molto lavoro. C’è un altro ritmo di gioco e ho notato che molti sono arrivati senza un allenamento specifico.
Cosa ne pensa delle nuove metodologie di allenamento dei portieri e della nuova “ondata” in cui viene usata tanta nuova terminologia?
Capisco quello che mi stai dicendo. Penso che dipenda da come ciascuno è, ed io ho un modo di parlare il più naturale possibile. Oggi si parla con concetti e parole molto elaborate che non mi sembrano necessarie. Alla fine della giornata puntiamo allo stesso obiettivo. Il calciatore, almeno l’argentino, ti vede e prende il modo di essere che hai, ti scopre. Immagino che deve essere così anche in generale. Penso che nel lavoro non devi essere complesso: più semplice comunichi con il giocatore, meglio sarà per lui. Essere chiaro e preciso è più che sufficiente. Nessuno ha inventato nulla e penso che il giocatore abbia bisogno della semplicità. E questa è la chiave. I grandi portieri, ad esempio, hanno già quasi tutto incorporato, quindi ti dico che il modo è AIUTARE e NON IMPORRE.
È a conoscenza del nuovo progetto dell’Area di allenatori dei portieri dell’AFA?
Si, mi sembra giusto. In questo modo si può tutelare il ruolo dell’allenatore dei portieri dal punto di vista economico e legale. Penso che questo ruolo non sia rispettato ancora come merita. L’insegnamento, secondo me, è molto utile, soprattutto per quelli che non riescono a venire a Buenos Aires a fare un corso perhcé non hanno la possibilità. E se da qua (Capital Federal) si riesce ad andare alle altre zone del territorio argentino per insegnare ad altri allenatori, sarà un grande risultato. Ho la certezza che sia un bene per il calcio argentino. Alzerà il livello di tutti i preparatori dei portieri. Siccome il ruolo del portiere è molto importante, lo dovrebbe essere anche la formazione.