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ÁREA GRANDE

LA CHIAVE È LA FORMAZIONE

Quando si parla di Gustavo Campagnuolo bisogna capire che è stato un ex portiere di altissimo livello. Idolo a Boedo e Avellaneda per il suo passato nel Club San Lorenzo de Almagro e Racing Club. Unico giocatore a vincere due Campionati diversi lo stesso anno: “Clausura 2001” e “Apertura 2001” con due squadre diverse del calcio argentino. Con esperienza internazionale sia in Europa come in Messico. Da 10 anni è allenatore dei portieri, sempre in squadre importanti, tra cui la squadra Nazionale Argentinta, la Nazionale di Arabia Saudita e la Nazionale di Emirati Arabi Uniti. È riconosciuto per la sua dedizione all’allenamento, serietà ed è ammirato e rispettato dai suoi colleghi.

Ovviamente le sue parole sono importantissime quando si parla di calcio, soprattutto quando il discorso riguarda il NUMERO 1.

Mister, ha giocato tanto nel calcio professionista e ha avuto l’opportunità di giocare sia in Argentina, Spagna (Valencia 97-98) e Messico (Tigres 03-05). Ha vissuto le diverse metodologlie di allenamento dei portieri tra quei tre paesi?

Quando ho esordito nell’anno 1995 al Deportivo Español (Argentina), da 3 o 4 anni mi allenavo con la prima squadra. In quel momento ai ragazzi che eranno di prospettiva, il Club gli faceva allenare con Roberto “Beto” Gonzàlez. La metodologia di allenamento specifico non riguardava la tecnica del ruolo anzi, era più fisica. Tutti esercizi specifici di portieri ma fisici. Dopo due anni sono andato al Valencia C.F. Quello è stato un grandissimo cambio. Ho giocato poco, ma ho imparato tanto perché ho visto che c’erano altre metodologie di lavoro, di allenamento specifico dei portieri. Tecnicamente era un’altra cosa. All’inizio è stato difficile. L’allenatore era Jorge Valdano, ma alla terza giornata lo hanno esonerato. Arrivò Claudio Raniere con il suo staff tecnico in cui l’allenatore dei portieri era Giorgio Pellizaro. Con lui ho imparato tantissimo sulla tecnica specifica del ruolo. Ho visto che l’allenamento dei portiere era totalmente diverso tra l’Europa e l’Argentina.

GUSTAVO CAMPAGNUOLO

“HO GIOCATO POCO IN sPAGNA MA HO INCORPORATO TANTI CONCETTI E ASPETTI TECNICI

Infatti ha trovato un allenatore dei portieri Italiano, gli specialisti sulla tecnica specifica del portiere…

Esatto. Un cambio enorme. I campi di gioco erano totalmente diversi da quelli dell’Argentina. Adesso non c’è tanta differenza, ma in quel moment lì si, tanta. E il terreno di gioco è importantissimo per il portiere perché cambia tutto: la velocità della palla, i rimbalzi. Allora, siccome non avevo appreso la tecnica specifica giusta, è stato un cambio difficile per me. Sicuramente fù il posto in ciu ho giocato di meno, ma sono sicuro che fù il posto in cui ho imparato di più. Ho incorporato tanti aspetti tecnici che mi sono serviti per tutta la mia carriera, sia in Argentina come in Messico. Anche se ho giocato poco, mi sono allenato tanto, e quello mi è servito per imparare e prendere conoscenza su tanti aspetto che non conoscevo. Soprattuto per apire la mente.
Oltre a quello, in quel periodo gli italiano erano i numero 1 in riguardo all’allenamento dei portieri, avevano un’altra visione sul ruolo del portiere. Adesso è diverso, ci sono gli spagnoli, brasiliani…

In riguardo a quella scuola italiana, da un paio di anni si parla degli allenamenti situazionali. Cosa ne pensa?

Su quel aspetto lì ho discusso tanto. Quando parlo di tecnica, voglio far riferimento ai movimenti, ai gesti tecnici del ruolo. Ma quello che è anticipo o lettura di gioco non esistevano durante gli allenamenti specifici. Se un giocatore rivale portava il pallone verso l’angolo per esempio, si vedeva il portiere affianco al primo palo…allora la tecnica è una, e poi ognuno la può adattare alla sua convenienza. Ma dopo ci sono le situazioni di gioco, e non sempre si deve fare quello che dicono i libri. C’entrano tante cose in una situazione di gioco, tanti aspetti. Sono convinto che quello che ho imparato al Valencia è stato fondamentale per i miei movimiento, ma quanto riguarda la situazione di gioco, nulla. In quel momento gli italiani non guardavano quegli aspetti.

E come ha fatto per compensare quella mancanza di esercizi situazionali?

Ho sempre guardato tanto. Ho visto che la tecnica è fondamentale, ma il ruolo del portiere ha bisogno di qualcosa in più. E la chiave è la formazione. I brasiliani per esempio. 15 anni fa hanno investito nella formazione dei portieri e oggi hanno portieri che stanno giocando i campionati importanti del mondo. Prima non c’era nessuno. Magari in Argentina dobbiamo fare la stessa cosa. Secondo me dobbiamo mettere più attenzione sulla formazione dei portieri. Ho visto giocatori arrivare in una prima squadra con errori veramente importanti.

“DELLA NAZIONALE ARGENTINA RICORDO LA PREDISPOSIZIONE DI TUTTI QUELLI HO DOVUTO ALLENARE”

gustavo campagnuolo
gustavo campagnuolo

“DELLA NAZIONALE ARGENTINA RICORDO LA PREDISPOSIZIONE DI TUTTI QUELLI HO DOVUTO ALLENARE”

Secondo Lei, che Società Argentina è un modello da seguire in riguardo all’allenamento dei portieri? 

Estudiantes de La Plata con Cortizo. La struttura è un modello. C’è un area di portieri con 7 o 8 allenatori. Tutti allenano con la stessa metodologia seguendo la stessa linea giuda. Non dico che in questo modo si può ottenere 10 portieri per una prima squadra, ma la possibilità è maggiore. Se in Argentina si vuole fare qualcosa, bisogna che l’allenatore dei portieri sia parte dello staff fisso della Società, e che il Settore Giovanile abbia la stessa metodologia di allenamento, così tutti allenano nello stesso modo. Ci sono Società con un allenatore per 15 portieri. Così è difficile. I ragazzi diventano portieri di prima squadra con errori importanti. 

Cosa non può mancare ad un portiere?

Secondo me la fisicità è importante. Forza nelle gambe, esplosività. Intuizione, lettura di gioco. Sicurezza e personalità. La presenza è imporante e la sicurezza che il portiere può dare alla squadra. Così pensavo quando giocavo, e così lo penso adesso. Ovviamente la sicurezza si trova con l’esperienza. In un ragazzo che non ha fatto l’esordio si cercano altre cose: tecnica, dedizione al lavoro, la personalità, per questo credo che un buon insegnamento è importantissimo.
Dal lato dell’allenatore, credo che guardare i dettagli è importante. Per esempio, quando giocavo non mi piaceva ricevere informazione sui rigori. Oggi, secondo me è fondamentale poter dare quell’informazione al giocatore. Quel dettaglio.

Come si è trovato lavorando nelle diverse squadre nazionale?

È un lavoro veramente diverso. Nelle qualificazioni per i Mondiale i giocatori arrivano 5 o 6 giorno prima della partita. Prima, bisogna sapere come sono arrivati. In base a como loro si trovano pianificare gli allenamenti. È più una manuntenzione. Ovviamente si prepara qualcosa prima, ma bisogna sapere come arrivano loro.
Altra cosa è quando si gioca un Campionato in cui hai un mese di preparazione.
In mia opinione, posso solo ringraziare tutti quelli ho dovuto allenare nella Nazionale Argentina. Romero, che siamo stati compagni quando giocavo, Guzmán, Rulli, Andújar. Rimango con quel ricordo, la loro predisposizione. Il rispetto è stato massimo. La dedizione al lavoro eccelente. Sempre predisposti, SEMPRE!
In Medio Oriente c’è tanto da fare. Ma ripeto, rimango col ricordo della Nazionale Argentina di tutti loro e il loro rispetto.

Cosa ne pensa del progetto dell’area di Allenatori dei portieri dell’AFA?

Secondo me è fantastico. La carriera di allenatori dei portieri soprattutto. Spero si possa fare. Secondo me aggiornerà tutti gli allenatori e farà bene a tutte le Società. L’AFA, ormai è consapevole dell’importanza del ruolo del preparatore dei portieri, è il momento che tutti gli altri Club prendano quella consapevolezza. Non solo nelle prime squadra, ma anche a settore giovanile. Ripetto, la formazione è la chiave. Se questo progetto si può fare, farà un grande bene al calcio argentino.